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LE PROCEDURE DI SISTEMA NEI CONTRATTI DI APPALTO: LO SVILUPPO DI TAVOLI TECNICI PER LE LAVORAZIONI CRITICHE.

di Ezio Marasi*

La procedura più severa adottata dal Coordinatore per governare la sicurezza nei cantieri

Nell’articolo precedente è stato spiegato che conoscere i dipendenti di un’impresa, comprenderne ruoli e responsabilità, informarli sulle politiche di prevenzione dei rischi, è fondamentale e propedeutico all’avvio dei lavori.

Questo momento dedicato a conoscersi per stabilire accordi e patti volti a tutelare la salute dei lavoratori, è promosso attraverso la riunione di accoglienza che ha lo scopo di:

  1. Definire i  ruoli  del  personale  d’impresa  e   delle figure apicali dell’organico di cantiere.
  2. Evidenziare i rischi nello stato di  avanzamento delle opere.
  3. Estendere l’analisi del Piano operativo di sicurezza (POS) d’impresa, evidenziando le attività critiche e conoscendo il personale d’impresa.
  4. Promuovere la politica di governo della sicurezza di cantiere.
  5. Stabilire accordi  e  impegni  che  abbiano,  anche, ricaduta sociale sull’intero ambito
  6. Estendere la  valutazione  dei  POS  per  il    rilascio dell’idoneità ad eseguire le opere.

Il coordinatore, sviluppando i punti III, IV e V, avrà l’opportunità di marcare, fin dal primo momento, il proprio operato, avendo introdotto regole e discipline rivolte a tutti gli attori di cantiere prima dell’inizio dell’attività d’impresa. È bene ricordare che il Legislatore ha scelto e autorizzato il coordinatore (solo lui) quale figura responsabile a consentire l’avvio delle lavorazioni d’impresa solo dopo aver rilasciato l’idoneità del POS. Ne consegue che accertare che le imprese apprendano, per tempo, le prescrizioni operative del coordinatore (come direbbero i testi della Tradizione Apostolica) “ è cosa buon e giusta e fonte di salvezza”.

Premesso quanto sopra, in questo articolo parleremo della seconda procedura di sistema, lo sviluppo di tavoli tecnici per le lavorazioni critiche.

Quando il coordinatore ha potuto accertare l’organizzazione dell’impresa accolta, rilascia l’idoneità al POS, verifica gli stati interferenziali del cantiere e autorizza l’impresa ad avviare le proprie attività all’interno del processo produttivo.

Questo avviene se l’impresa, accolta, deve eseguire attività non rientranti tra quelle ritenute critiche.

Per queste, infatti, il coordinatore ha anticipato alle imprese, tramite il PSC (Piano Sicurezza e Coordinamento), il cronoprogramma delle attività critiche non eseguibili a seguito della sola riunione di accoglienza, ma subordinate allo sviluppo di tavoli tecnici con l’impresa.

Perché il coordinatore in fase di progettazione ha ritenuto di non autorizzare le imprese ad avviare le opere ritenute critiche vietandone l’esecuzione?

Le lavorazioni critiche (lavori in quota, la movimentazione di gravi di particolare dimensione e peso, l’esecuzione di uno scavo profondo, lavori in spazi confinati e altro ancora) rappresentano per il coordinatore le macro fasi costruttive delle opere più sensibili sotto il profilo delle responsabilità.

L’analisi delle lavorazioni critiche, supportate dai soli dati di progetto generali non è mai sufficiente.

Infatti nell’analizzare le opere critiche senza conoscere le imprese che le eseguiranno, senza verificare i parametri al contorno, gli stati interferenziali e altri fattori che possano favorire l’avvio delle opere critiche o viceversa ostacolarne l’esecuzione, non costituisce strumento efficace per il coordinamento in esecuzione. Naturalmente, si esclude che nel PSC – in fase di redazione – manchino le prescrizioni generali per la sicurezza collettiva del cantiere, accennando ad eventuali soluzioni tecniche e di comportamento da assumere e adottare in circostanze di maggiore rischio

esecutivo dell’opera. Le prescrizioni di divieto, integrate dalle prescrizioni generali ad eseguire le attività critiche, espresse dal CSP (Coordinatore della Sicurezza in fase di Progettazione), subordinano l’esecuzione delle opere più pericolose allo sviluppo del Tavolo Tecnico con il CSE (Coordinatore della Sicurezza in fase di Esecuzione).

In progettazione, un’impostazione redazionale del PSC così “stringata”, ma che fornisca regole che diano un assetto infrastrutturale della sicurezza del cantiere, è vantaggiosa perché severa e autorevole.

Anticipatamente nel PSC, si chiarisce quali siano le intenzioni del coordinatore in fase di esecuzione.

Lo sviluppo del Tavolo Tecnico diviene, di fatto, uno strumento fondamentale per il coordinatore della sicurezza in fase di esecuzione delle opere.

L’attivazione della seconda procedura di sistema avviene quando il CSE promuove con l’impresa l’analisi dei rischi dell’attività critica, integrando quella descritta nel POS dell’impresa (non sempre chiaramente sviluppata).

L’impresa accolta tramite la riunione di accoglienza, viene selezionata tra quelle che dovranno sviluppare il Tavolo Tecnico con il CSE. Il POS dell’impresa che eseguirà la lavorazione critica viene studiato dal CSE che non ne rilascia l’idoneità. Questo requisito sarà raggiunto integrando il POS e il PSC con la procedura del Tavolo Tecnico che prevede la redazione di un “documento/verbale” sottoscritto tra impresa capofila, esecutrice e CSE.

Il Coordinatore tramite lo sviluppo del Tavolo Tecnico avvia con l’impresa un dibattito tecnico volto ad accertare i requisiti tecnici e professionali (risorse, attrezzature e mezzi) necessari a garantire l’esecuzione dei lavori in prevenzione dei rischi ad essa correlati. Di fatto riaccerta i requisisti che ha verificato la Committente (Articolo 89, comma 1, lettera l, decreto legislativo n° 81/08 “Testo Unico sulla sicurezza nei luoghi di lavoro”) eseguendo un’operazione che la Committente non farebbe mai: “aprire la cassetta degli attrezzi dell’impresa” per vedere se detti attrezzi sono adatti, manutenuti, omologati e sufficienti a supportare e assistere la manodopera impiegata.

È frequente rilevare, durante lo sviluppo del tavolo tecnico, che l’impresa esecutrice in subappalto all’affidataria, per poter avviare i propri lavori, debba vedere predisposte aree di lavoro, protezioni collettive, illuminazione, aggottamento acqua e altri servizi posti a carico dell’affidataria. L’esigenza di questo tipo di servizi difficilmente è espressa all’interno del POS dell’impresa. Sono accordi contrattuali che l’impresa affidataria ha preso con l’impresa esecutrice che dovrebbe aver già predisposto detti servizi prima dello sviluppo del tavolo tecnico.

Questo è un primo esempio di “parametro al contorno” che rende ostativo l’avvio dei lavori. Il CSE, per ovviare a questo tipo di anomalia riscontrata, provvede ad avere al tavolo tecnico un referente dell’impresa affidataria che dia garanzie scritte di assolvimento dei servizi dovuti e attesi dall’impresa esecutrice. Il CSE potrà, allora, riportare nel verbale che tramite il coordinamento, detta problematica risulta affrontata e risolta.

Questo modo di procedere consentirà al CSE di verbalizzare, nel testo del tavolo tecnico, tutte le azioni correttive e preventive volte a ricondurre l’organizzazione dell’impresa esecutrice a poter eseguire quella lavorazione critica in sicurezza.

La gestione delle emergenze, del pericolo grave ed imminente, la verifica di corrispondenza degli indici di revisione dei progetti esecutivi a supporto della manodopera dell’impresa esecutrice e in ultima analisi i costi per la sicurezza, chiudono il cerchio dei punti su cui si struttura l’analisi delle criticità di quella particolare opera, ovvero: Plan, Do; Check; Act.

Terminato il dibattito tra CSE e imprese il tavolo tecnico prosegue, accertando che presso le aree di lavoro che verranno impegnate dall’impresa esecutrice siano stati eseguiti dall’impresa affidataria quei servizi senza i quali le lavorazioni non si sarebbero potute avviare. Il sopralluogo presso le aree interessate permetterà al CSE di accertare (insieme al responsabile della sicurezza dell’impresa affidataria) lo stato di percorribilità della viabilità di cantiere (principale e secondaria), prescrivendo all’occorrenza un riordino o uno sgombero da materiali, funzionale a garantire una gestione delle emergenze in caso di necessità.

Rientrati presso la sala riunioni di cantiere, il CSE, provvede a terminare la redazione del verbale del tavolo tecnico facendo apporre le firme di tutti i soggetti che interverranno nell’esecuzione dell’opera critica, avendo altresì accertato che il Preposto d’impresa, preso atto dell’intero assetto organizzativo convenuto con il CSE, sottoscriva il verbale assumendosi la piena responsabilità di verificare puntualmente l’esecuzione della lavorazione critica al fine di garantire per tutta la durata della lavorazione il rispetto delle discipline condivise con il CSE e gli altri attori di cantiere.

Il Coordinatore della sicurezza in esecuzione, nell’adottare la procedura che sviluppa i tavoli tecnici per le attività critiche, riuscirà ad avere la “governance” di tutte le lavorazioni a maggiore rischio, potrà predisporre un cronoprogramma delle lavorazioni critiche alle quali partecipare sia in fase di sviluppo del tavolo tecnico sia in fase di esecuzione della lavorazione coordinata, valorizzando il suo operato verso le imprese e la Committente.

*Ingegnere Monza e Brianza