INCIDENTI SUL LAVORO: NON VOLTARSI DALL’ALTRA PARTE

, ,

di Graziano Vezzoni* Maurizio Centra**

Cosa spinge un operaio a salire su una scala traballante, a maneggiare un macchinario difettoso, a non utilizzare i dispositivi di protezione individuale? Cosa spinge un datore di lavoro a non fornire ai suoi dipendenti le attrezzature adeguate, a non controllare le condizioni di sicurezza, a non rispettare i tempi di riposo, a non formare adeguatamente il personale? Cosa spinge le istituzioni a vigilare in modo insufficiente sul rispetto delle norme in materia di salute e sicurezza sul lavoro, a non sanzionare i trasgressori, a non promuovere la cultura della sicurezza? Cosa spinge i cittadini a non informarsi, a non sensibilizzarsi, a non solidarizzare con le vittime degli incidenti sul lavoro? Queste sono alcune delle domande che ci dobbiamo porre quando ci troviamo di fronte a tragedie come quella avvenuta il 16 febbraio 2024 nel cantiere di Firenze, dove cinque operai hanno perso la vita e altri tre sono rimasti feriti. Gli incidenti sul lavoro più gravi, tranne rari casi, non dipendono dall’errore umano, ma sono il risultato di una serie di fattori tra loro concatenati, che vanno dalle norme di legge complesse alla cultura della sicurezza carente, transitando per i comportamenti omissivi dei datori di lavoro e le responsabilità dei soggetti incaricati dei controlli.

In base ai dati dell’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (Inail) nel 2023 le denunce di infortunio sono state 585.356; a queste si debbono aggiungere gli eventi non denunciati, soprattutto nei casi di lavoro irregolare, o trattati come malattia. Gli infortuni mortali sono stati 1041,  in leggero calo rispetto all’anno precedente (-0,04%), il 91,7% dei quali ha riguardato gli uomini e più della metà persone di età compresa tra i 50 e i 64 anni. In pratica, nel 2023 sono morte sul posto di lavoro quasi tre persone al giorno, compresi i festivi. Di tutte le vittime, 36 hanno perso la vita in 15 infortuni mortali plurimi, intendendo per tali quelli che hanno coinvolto due o più lavoratori; alcuni di questi infortuni hanno anche avuto una notevole rilevanza mediatica, come quello avvenuto nel mese di agosto 2023 a Brandizzo (Torino), dove cinque addetti alla manutenzione dei binari della ferrovia sono stati travolti da un treno.

Come è accaduto in passato, dopo lo sbigottimento iniziale, probabilmente anche il crollo del supermercato in costruzione a Firenze passerà nel dimenticatoio, circoleranno notizie sulle indagini in corso e si affronterà l’argomento della sicurezza sui luoghi di lavoro in qualche dibattito televisivo, con la partecipazione anche di rappresentanti delle istituzioni, che dovrebbero controllare proprio il rispetto delle misure di sicurezza.

In occasioni come questa torna alla mente una strofa del brano Don Raffaè di Fabrizio De Andrè: “prima pagina, venti notizie, ventuno ingiustizie e lo Stato chefa, si costerna, s’indigna, s’impegna poi getta la spugna con gran dignità…”.

Si può immaginare che il ministro del lavoro di turno dirà – o forse ha già detto – che servono norme più severe, che occorre intensificare i controlli, che i governi precedenti non hanno affrontato il problema, ecc. In realtà le norme ci sono, anche se sono sempre migliorabili. Basti pensare al decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, e al decreto legislativo 31 marzo 2023, n. 36, in materia di contratti pubblici (appalti), solo per fare degli esempi.

Per quanto riguarda i controlli, è il caso di ricordare che le competenze regionali in materia sanitaria rendono piuttosto complesso il quadro di riferimento, con difficoltà applicative anche da parte degli imprenditori più “virtuosi”, e non facilitano certo le attività ispettive né quelle giudiziarie. Non a caso si è parlato più volte di una struttura nazionale con ampi poteri, sul tipo della Direzione nazionale antimafia. Analogamente si è pensato di estendere la normativa sui contratti pubblici anche agli appalti privati, almeno per certi aspetti, considerando che il sistema di appalti e sub appalti (a cascata) spesso determina una riduzione dei costi di produzione che è compatibile solo con l’inosservanza di talune norme di legge o contrattuali, in primis quelle in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. A poco sono serviti, fin ora, gli indici minimi di congruità della manodopera per specifici interventi nel settore edile, di cui al decreto del Ministro del lavoro 21 giugno 2021, come altre iniziative tese a evitare o ridurre comportamenti anomali in questo settore.

Davanti alle bare di cinque lavoratori e al dolore delle loro famiglie è il caso di tacere, ma ben presto bisognerà domandarsi se quello che non ha funzionato sia colpa della legge, del datore di lavoro (che nel caso sembra che sia più d’uno), degli stessi lavoratori o di terzi, potendo escludere solo il terremoto!

Quello che appare chiaro è l’urgenza di affrontare in modo sistematico il problema della sicurezza sul lavoro nel nostro Paese, migliorando il coordinamento delle norme in materia e sensibilizzando i cittadini fin dall’età scolare, perché solo con la consapevolezza, la responsabilità e la collaborazione di tutti i soggetti coinvolti si potranno evitare eventi come quello di Firenze.

È auspicabile che proprio dalla città che è stata la culla del rinascimento possa nascere la nuova cultura della sicurezza in materia di lavoro, con vantaggi non solo per i lavoratori, ma anche per gli imprenditori e per tutta la collettività, ricordando che la sicurezza nei luoghi di lavoro non è solo un diritto, ma anche un dovere; non è solo un costo, ma anche un investimento; non è una questione tecnica ma, soprattutto, una questione etica.

 * Odcec Lucca

** Odcec Roma

image_pdfimage_print