di Bernardina Calafiori e Simone Brusa* 

Massima: la procedura di licenziamento collettivo può, in presenza di oggettive ragioni, essere rivolta a solo alcune unità produttive/sedi aziendali, delimitando così la platea dei “licenziabili”. In tal caso però le ragioni a supporto della delimitazione devono risultare dalla comunicazione di avvio della procedura ex art. 4, comma 3 della Legge n. 223/1991. Continua a leggere

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di Stefano Lapponi* 

Dopo qualche anno di silenzio sulle norme che disciplinano il contratto di rete, ci si è trovati tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022 dinanzi ad una improvvisa accelerazione normativa e di prassi sulla materia. Il Ministero del Lavoro ha fornito nuove indicazioni sulla gestione dell’istituto e l’Ispettorato Nazionale del Lavoro ha definito i nuovi modelli di comunicazione, da utilizzare in caso di codatorialità e distacco. Continua a leggere

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di Monica Bernardi*

Domanda. Il decreto legge 24 marzo 2022, n. 24 ha confermato il termine dello stato di emergenza al 31 marzo 2022, con alcune eccezioni, quali il ricorso al lavoro agile (smart working) semplificato, che scadrà il 30 giugno 2022, si ritiene perché entro quella data il legislatore interverrà sulla materia. Dall’esperienza fatta durante la pandemia da Covid-19, quali indicazioni e/o suggerimenti arrivano per l’adeguamento di uno strumento che in epoca precedente era scarsamente utilizzato?

Risposta. La pandemia ha costretto gli italiani (e tutti gli europei) ad un lungo periodo di isolamento che è però servito a dimostrare come l’evoluzione tecnologica permette in molti casi di lavorare dalla propria abitazione, senza dover affrontare i costi e i tempi degli spostamenti quotidiani. Fatta l’esperienza, in molti casi positiva, è impossibile che si torni indietro, anche perché non si è mancato di rilevare come anche alcune imprese possono trarre beneficio dalla diffusione del lavoro agile, in termini di risparmio dei costi immobiliari e di maggiore controllo sull’attività individuale. Continua a leggere

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di Paolo Soro* 

Il regime agevolativo dei lavoratori impatriati per le persone fisiche che trasferiscono la residenza fiscale in Italia ha visto la sua iniziale formulazione il 14 settembre 2015 con l’art. 16 del d.lgs. 147/2015 (c. d. Decreto Internazionalizzazione), ma solo di recente, anche a seguito di talune modifiche apportate dal Legislatore e degli indispensabili chiarimenti diramati dall’Agenzia delle entrate, sembra aver preso piede in maniera particolarmente rilevante. Continua a leggere

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di Roberta Jacobone*

Il lungo percorso normativo

Nel lontano 2017, in data 3 ottobre, Confprofessioni, Filcam-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs avevano sottoscritto l’accordo sindacale per costituire presso l’Inps il Fondo di Solidarietà per le attività professionali. Il Ministero del lavoro e il MEF, con decreto interministeriale 27 dicembre 2019 n. 104125 hanno recepito il suddetto accordo che è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 53 del 2 marzo 2020. Quindi, dal periodo di paga di marzo 2020, i datori di lavoro nei settori professionali non sono più destinatari del FIS e, di conseguenza, non sono più assoggettati all’obbligo contributivo relativo ma devono versare la contribuzione a favore del nuovo Fondo. E di questo si era già occupato l’Inps con la circolare n. 77 del 26 maggio 2021. Continua a leggere

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di Andrea Sella*

Come noto, generalmente la contrattazione collettiva dei vari settori, privati e pubblici, riconosce al lavoratore il diritto di avvalersi di un periodo di aspettativa non retribuita al termine del periodo di conservazione del posto di lavoro a seguito di assenze prolungate per malattia, c.d. “termine di comporto”, concedendo un’ulteriore sospensione del rapporto lavorativo con relativa sospensione della facoltà di recesso del datore di lavoro. Questione non nuova, ma che genera spesso difficoltà applicative e interpretative. Continua a leggere

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di Giada Rossi*

Mai come negli ultimi anni, caratterizzati da un generalizzato e necessitato ricorso allo smart working, i datori di lavoro si sono interrogati sull’obbligatorietà dell’erogazione dei buoni pasto per le giornate di lavoro agile e sulla possibilità di revocare tale beneficio con una determinazione aziendale unilaterale. Continua a leggere

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di Pietro Alosi Masella*

Spesso i datori di lavoro restano “sorpresi” dall’obbligo del versamento di una quota contributiva aggiuntiva dovuta in caso di licenziamento. Difatti, la disposizione suscita perplessità, prevedendo tale contributo anche per i licenziamenti per giusta causa o altre motivazioni che, nei fatti, violano in modo evidente i patti contrattuali. Continua a leggere

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di Marco D’Orsogna Bucci*

Gli anni precedenti al 2021 sono stati caratterizzati da bassi tassi di inflazione e di interesse. Nel corso del 2021, il costo della vita ha segnato invece incrementi a cui non si era più abituati da tempo.

È interessante vedere come tale situazione impatti sull’istituto retributivo del Trattamento di Fine Rapporto, in particolar modo sugli accantonamenti presenti in azienda. Continua a leggere

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di Bruno Anastasio* e Oriana Costantini** 

L’impresa può essere definita una “societas”. Societas ovvero comunità. E proprio come all’interno di ogni comunità è necessario che vi siano delle regole di convivenza e delle sanzioni in caso di inosservanza delle stesse.

Societas, però, è anche vincolo. In questo caso vincolo lavorativo tra l’imprenditore/datore di lavoro e il lavoratore, un vincolo tanto importante quanto delicato dove si contrappongono da una parte gli interessi datoriali e dall’altra i diritti dei lavoratori ed è necessario e indispensabile che si venga a creare un perfetto e sano equilibrio tra questi. Continua a leggere

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