di Marco Guzzini*
Nel mio percorso mi sono domandato più volte cosa fosse davvero necessario per affrontare con equilibrio l’esperienza nel mondo del lavoro. Come non farsi bloccare dall’incertezza, dai cambiamenti sempre più rapidi, dalla fragilità della motivazione? Come guidarsi verso la realizzazione della propria impresa professionale, senza perdere di vista una visione integrata e bilanciata della vita? Come fare in modo che anche la vita professionale possa diventare l’espressione concreta del proprio processo evolutivo, senza discontinuità? Come coltivare una mente calma e, chiara e capace di rimanere concentrata e focalizzata sulle priorità e non distrarsi rendendo significativa ogni esperienza?
Spoiler: Nella mia esperienza queste riflessioni mi hanno portato a cercare gradualmente come non dividere in modo forzato ciò che è personale da ciò che è professionale, ma portare autenticità e
coerenza in ogni ambito, coltivando una forma di armonia possibile, pur nella complessità e nel rispetto di confini e persone con le quali sono in relazione.
Trovare un ritmo che non fosse intermittenza ma collaborazione in una stessa partitura. E non è sicuramente una passeggiata. È un lavoro continuo di osservazione e negoziazione.
Realizzarmi professionalmente ha significato e significa tuttora prendermi cura dei conflitti – con gli altri e soprattutto con me stesso – conoscermi profondamente e allenarmi ad abitare i limiti, i confini, le resistenze. Riconoscere e coltivare qualità e risorse personali (in me e negli altri) oltre alle competenze specialistiche.
Nel tempo ho imparato a riconoscere che siamo esseri in continuo sviluppo, portatori di un potenziale vivo, creativo e luminoso. Un potenziale che, però, è spesso coperto da ombre più o meno evidenti: abitudini, automatismi, schemi appresi, paure. Sorti dalle nostre esperienze nel contesto nel quale siamo cresciuti e dal significato che diamo ad esse.
Coltivare questo potenziale richiede una competenza fondamentale: saper essere guide sagge di sé. Una forma di leadership interiore da riconoscere e sviluppare, che rappresenta la base su cui costruire ogni altro tipo di efficacia, personale e professionale.
Dalla consapevolezza di questo potenziale possono emergere molte energie che nutrono anche la nostra vita professionale.
In questa prospettiva, la ricerca e la conoscenza interiore non è una fuga dal mondo operativo, concreto o professionale, ma diventa la via concreta per realizzare la propria impresa – sia personale
che professionale – in modo coerente, sostenibile e autentico.
La mente che sceglie: consapevolezza come leva evolutiva
Il tema centrale del lavorare su di sé è proprio questo: recuperare la capacità di scelta.
Una mente che sa scegliere è una mente non distratta che ha spazio per discernere, dare priorità, restare connessa al proprio scopo.
Per farlo è necessario un lavoro di consapevolezza: osservare le proprie abitudini mentali, riconoscere ciò che ci condiziona, sciogliere ciò che trattiene. In quattro verbi: Osservare, Comprendere, Scegliere e Agire.
In questo percorso, uno dei passaggi decisivi per me è stato riconoscere quel filo rosso che teneva insieme le mie passioni, le mie competenze, le relazioni significative e il mio desiderio di contribuire e partecipare ad uno sviluppo sociale generativo.
Quando finalmente ho reso chiaro quel disegno, ho trovato una grande energia e determinazione necessarie ad affrontare con molta più lucidità le sfide.
Una volta compreso lo scopo, tutto ha iniziato a rispondere a una logica più chiara, capace di orientare anche nei momenti più incerti. Capace di sostenermi anche nei momenti di crisi. Senza respingerli, imparando a starci dentro senza drammi.
Che cos’è il counseling e perché è utile ai professionisti
Il Business Counseling è una relazione d’aiuto centrata sulla persona. È uno spazio professionale in cui si può esplorare ciò che sta accadendo con uno sguardo accogliente e non giudicante, mettendo in luce bisogni, risorse e possibilità. Si basa sull’ascolto, sulla fiducia e su un’esplorazione consapevole dell’esperienza vissuta.
Non è terapia, né coaching, né formazione tecnica.
È uno spazio protetto in cui poter dare parola a ciò che si sente, si pensa e si desidera, per riconoscere con maggiore chiarezza i propri bisogni, le proprie risorse e anche gli eventuali blocchi che ostacolano l’espressione piena di sé.
È una forma di accompagnamento, fondata principalmente sulla presenza, che mira a facilitare processi di consapevolezza, orientamento e trasformazione.
Ho toccato con mano come questo strumento, integrato ad altre competenze più tecniche come il management, l’organizzazione, la strategia e il project management, possa rappresentare un punto
di svolta. Aiuta a creare ponti tra la dimensione interiore e quella operativa, tra la sfera del significato e la concretezza dell’azione quotidiana nel proprio ambito professionale.
Un approccio multidisciplinare alla crescita personale facilita questo passaggio: dalla sfera dell’intenzione e dell’intuizione alla pratica consapevole, affinché sia sempre l’esperienza diretta a guidare il processo di comprensione. Dalla filosofia – dai “perché” – alla pratica, al “cosa” e “come”, nella relazione con sé e con l’altro.
Tematiche esterne e dinamiche interiori
Le tematiche che emergono sono numerose e si muovono su più livelli. Alcune sono immediatamente riconoscibili nelle esperienze di relazione: la gestione del team, la leadership, i conflitti, la motivazione, le priorità e la pianificazione, la qualità delle relazioni, la collaborazione in contesti di rete, anche in assenza di una gerarchia formale, etc.
Altre riguardano invece aspetti meno visibili, ma altrettanto influenti: la gestione della rabbia, la fatica di concentrarsi, la difficoltà a prendere decisioni, la sensazione di inadeguatezza, la perdita di direzione, il rapporto con il tempo e con la propria energia.
I dubbi, i timori, le aspettative e tutte le emozioni che si incrociano mentre stiamo agendo la nostra competenza e mentre stiamo prendendo decisioni sul nostro lavoro. Mentre la nostra vita scorre.
Emergono anche domande importanti e “alte” che hanno risvolti decisamente molto concreti:
Qual è il valore che attribuisco al mio tempo?
In che modo riconosco e comunico il valore del mio lavoro?
Quanto riesco a trovare equilibrio tra ciò che dedico a me e ciò che dedico alla professione, affinché entrambe le dimensioni siano risorse, e non ostacoli, l’una per l’altra?
Che relazione ho con il successo, l’errore e il fallimento?
Come coltivo la fiducia in me stesso?
Come si lavora: consapevolezza applicata alla realtà
Nel business counseling si procede attraverso un processo esplorativo che si alterna costantemente a una contestualizzazione concreta sul caso specifico. È un lavoro fatto di domande, ascolto e
consapevolezza, che mira a riattivare la connessione con l’intera esperienza corporea per facilitare processi di discernimento profondi.
Questi processi coinvolgono sia la dimensione cognitiva – attenzione, memoria, linguaggio, concettualizzazione, ragionamento, categorizzazione, logica – sia la dimensione non cognitiva, che
comprende emozioni, sensazioni fisiche, memoria corporea, intuizione, immaginazione e qualità della relazione.
Una parte fondamentale del percorso consiste nell’apprendere come attraversare le crisi senza disgregarsi interiormente, senza agire in modo impulsivo o reattivo. Sapere anche stare fermi, con
consapevolezza. Sapere riconoscere e celebrare ogni passo avanti. Significa anche imparare a restare nelle situazioni di disagio, restituendo loro una dimensione di normalità: non come anomalie da evitare, ma come passaggi naturali della vita personale e professionale.
Saper restare in equilibrio, anche nei momenti complessi, permette di compiere scelte più sagge, più coerenti con la propria visione, e più rispettose del contesto e delle persone coinvolte.
Nel mio caso, la conoscenza dei meccanismi organizzativi e del Business mi permette di supportare le persone anche nella identificazione del proprio metodo per portare nella concretezza le
proprie idee in modo strutturato.
Questo significa lavorare su tre dimensioni fondamentali: l’identificazione delle priorità, la pianificazione e la capacità di focalizzarsi sull’azione.
È questo il passaggio chiave per trasformare l’esperienza del cambiamento interiore in pratica quotidiana, perché il cambiamento, in realtà, si consolida solo attraverso la relazione stretta e
continua fra pensiero, sensazione, intuizione, aspirazione, azione e pratica.
In due parole. Saggezza e Metodo.
In alcuni casi, questo approccio si rivela particolarmente utile nei momenti in cui la sfera personale impatta con forza sul piano professionale.
Eventi come una separazione, un lutto, una malattia o una difficoltà familiare possono influenzare profondamente la qualità della nostra presenza al lavoro.
Avere uno spazio in cui potersi guardare con accoglienza, senza fretta e senza giudizio, permette di riconoscere ciò di cui si ha bisogno, per poi restituirsi al mondo relazionale – anche quello professionale – in modo più equilibrato e autentico.
Ultimo ma in realtà primo, Uno dei motivi che mi ha spinto a fare questo lavoro – prima ancora di proporlo, vivendolo su di me – è stata la necessità di dare spazio alla possibilità di cercare, costantemente, un modo per rendere l’azione imprenditoriale, professionale e lavorativa una via concreta per contribuire anche sul piano sociale. Con la consapevolezza di quanti impatti relazionali generiamo.
Niente di straordinario o eroico.
Non è questo il punto.
È semplicemente ciò che possiamo fare, ognuno a modo suo, per contribuire il più possibile in una coerenza generativa – e non distruttiva – rispetto agli ambienti che abitiamo e alle persone con cui siamo in relazione.
Verso la propria impresa personale
Con il tempo, ho compreso che la realizzazione della propria impresa professionale passa per una dimensione più profonda: quella dell’impresa personale.
Non si tratta solo di raggiungere risultati, ma di costruire un percorso che tenga insieme ciò che si è, ciò che si fa e ciò che si intende portare nel mondo.
Il business counseling, in questa prospettiva, non è un servizio ma una possibilità da considerare: uno spazio di allenamento per chi desidera abitare il proprio ruolo professionale con maggiore consapevolezza, continuità e integrità.
Non per diventare qualcun altro, ma per diventare pienamente sé stessi, anche nel lavoro attingendo pienamente al proprio potenziale sviluppando competenze relazionali e gestionali
*Ingegnere Executive Business Counseling