di Paolo Soro* 

Lo scorso 8 novembre è stata depositata la sentenza 194/2018 della Corte Costituzionale, che ha dichiarato l’illegittimità parziale dell’art. 3, comma 1, del decreto legislativo 4 marzo 2015, n. 23 “Disposizioni in materia di contratto di lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti, in attuazione della legge 10 dicembre 2014, n. 183”, suscitando un acceso dibattito giuridico e dottrinale. Oggi, possiamo finalmente leggerne le motivazioni. Continua a leggere

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di Marina Capobianco*
  1. I controlli a distanza nel vecchio testo dell’art. 4 l. n. 300/1970

I controlli “a distanza” dell’attività lavorativa – rientranti nel generale potere di vigilanza del datore di lavoro – sono esercitati dal datore di lavoro mediante l’uso di strumenti in «posizioni geograficamente diverse ed in periodi successivi rispetto al tempo ed al luogo in cui viene eseguita la prestazione lavorativa»1. L’impianto normativo in materia di controlli a distanza dell’attività lavorativa, contenuto all’art. 4 della l. n. 300/1970, nella sua originaria formulazione (rubricata “impianti audiovisivi”)2, vietava al datore di lavoro l’uso di impianti e di apparecchiature volti al controllo a distanza dell’attività lavorativa (art. 4, co.1)3. Continua a leggere

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di Roberta Jacobone * 

Il percorso ormai inoltrato verso Industry 4.0 impone agli imprenditori un maggiore dinamismo che consenta loro di stare al passo coi tempi, condizione indispensabile per una crescita nel mercato di riferimento e per non rimanere esclusi da un sistema industriale in evoluzione e sempre più esigente. Continua a leggere

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di Paolo Galbusera* e Andrea Ottolina* 

L’art. 7 dello Statuto dei Lavoratori (legge 300/1970) fissa quella che è la procedura da seguire prima di irrogare qualsiasi sanzione disciplinare diversa dal rimprovero verbale, compreso quindi il licenziamento per giusta causa. Continua a leggere

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di Andrea Pietralunga * 

Il Titolo II del decreto legislativo 14 settembre 2015, n. 148 “Disposizioni per il riordino della normativa in materia di ammortizzatori sociali in costanza di rapporto di lavoro, in attuazione della legge 10 dicembre 2014, n. 183” istituisce e regolamenta i Fondi di solidarietà il cui scopo è quello di assicurare una tutela ai lavoratori in costanza di rapporto di lavoro. Tutti i Fondi di solidarietà, istituiti con il d.lgs. 148/2015, assicurano prestazioni in caso di riduzione o sospensione dell’attività lavorativa dovuta ad eventi transitori, di mercato nonché riorganizzazione e crisi aziendale e sono “finanziati” mediante contributi a carico dei datori di lavoro e dei lavoratori del settore. Continua a leggere

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di Pietro Aloisi Masella* 

Negli ultimi anni il numero di imprese che esternalizzano una o più fasi del proprio ciclo produttivo, utilizzando lo strumento giuridico del contratto di appalto, è notevolmente aumentato. L’appalto è il contratto con cui l’appaltatore realizza un’opera o un servizio a proprio rischio e attraverso l’utilizzo di mezzi propri, per conto di un committente, che verserà un corrispettivo in denaro all’appaltatore. Continua a leggere

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di Cristina Carati* e Daniele Colombo * 

L’assunzione di più lavoratori altamente specializzati da parte di un’azienda concorrente costituisce concorrenza sleale per storno di dipendenti specie se i lavoratori sono stati assunti e formati nel tempo da parte dell’azienda di provenienza. E’ questo il principio contenuto nella sentenza depositata dal Tribunale di Macerata lo scorso 30 luglio. Continua a leggere

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di Emanuela Corbella* 

Cosa succede in caso di malattia, ricovero ospedaliero, maternità e congedo parentale ai lavoratori/ lavoratrici iscritti alla Gestione separata Inps? Non hanno diritto ad alcuna indennità perché non sono lavoratori dipendenti? Non è proprio così! Continua a leggere

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di Maria Papotto*

Con la legge n. 81 del 22 maggio 2017 (Jobs Act autonomi) si è reso operativo il lavoro agile, con lo scopo di incrementare la competitività delle imprese e, allo stesso tempo, conciliare i tempi di vita e lavoro. Continua a leggere

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di Stefano Bacchiocchi*

Una delle figure chiave previste dalla nuova normativa privacy dettata dal GDPR (General Data Protection Regulation) e dal decreto legislativo 10 agosto 2018, n. 101 “Disposizioni per l’adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del regolamento (UE) 2016/679 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 27 aprile 2016, relativo alla protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, nonche’ alla libera circolazione di tali dati e che abroga la direttiva 95/46/CE (regolamento generale sulla protezione dei dati)” è il cosiddetto “autorizzato al trattamento”. Spesso, a un professionista che si occupa di privacy, viene chiesto come inquadrare correttamente, nell’ambito dell’organizzazione aziendale o dello studio professionale, dipendenti e collaboratori interni. La risposta probabilmente più corretta è quella di procedere alle nomine di questi soggetti in qualità di autorizzati al trattamento. Continua a leggere

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