di Graziano Vezzoni* Maurizio Centra**
Cosa spinge un operaio a salire su una scala traballante, a maneggiare un macchinario difettoso, a non utilizzare i dispositivi di protezione individuale? Cosa spinge un datore di lavoro a non fornire ai suoi dipendenti le attrezzature adeguate, a non controllare le condizioni di sicurezza, a non rispettare i tempi di riposo, a non formare adeguatamente il personale? Cosa spinge le istituzioni a vigilare in modo insufficiente sul rispetto delle norme in materia di salute e sicurezza sul lavoro, a non sanzionare i trasgressori, a non promuovere la cultura della sicurezza? Cosa spinge i cittadini a non informarsi, a non sensibilizzarsi, a non solidarizzare con le vittime degli incidenti sul lavoro? Queste sono alcune delle domande che ci dobbiamo porre quando ci troviamo di fronte a tragedie come quella avvenuta il 16 febbraio 2024 nel cantiere di Firenze, dove cinque operai hanno perso la vita e altri tre sono rimasti feriti. Gli incidenti sul lavoro più gravi, tranne rari casi, non dipendono dall’errore umano, ma sono il risultato di una serie di fattori tra loro concatenati, che vanno dalle norme di legge complesse alla cultura della sicurezza carente, transitando per i comportamenti omissivi dei datori di lavoro e le responsabilità dei soggetti incaricati dei controlli. Continua a leggere