L’INTERVISTA Incontro con il Dott. Stefano Distilli, Presidente della Cassa Nazionale di Previdenza ed Assistenza a favore dei Dottori Commercialisti CDC www.cnpadc.it

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di Maurizio Centra*

 

LA SITUAZIONE PREVIDENZIALE DEI DOTTORI COMMERCIALISTI SPIEGATA DAL PRESIDENTE CDC 

Domanda. Sono trascorsi 28 anni dal decreto legislativo 30 giugno 1994, n. 509 in materia di previdenza obbligatoria, che ha disposto la trasformazione in associazioni o in fondazioni di diritto privato delle casse di previdenza e assistenza dei professionisti, oltre che di altri enti, con decorrenza dal 1° gennaio 1995, e “cresce” il dibattito sulla modifica dell’attuale sistema previdenziale dei professionisti, anche a seguito del trasferimento dall’Inpgi all’Inps della gestione previdenziale dei giornalisti dipendenti dal 1° luglio 2022. Al riguardo qual è la posizione della Cassa Dottori Commercialisti?

Risposta. Dal momento della privatizzazione il mondo delle Casse professionali, al netto di alcuni incidenti di percorso, e la nostra Cassa in particolare, ha realizzato un percorso virtuoso di crescita, riorganizzazione e consolidamento che oggi significa rappresentare complessivamente ca.1.680.000 iscritti, centomila pensionati ancora attivi, 560mila professionisti dipendenti che producono reddito da lavoro autonomo, un patrimonio praticamente raddoppiato negli ultimi dieci anni che ammonta ad oltre 107 miliardi di euro, 11 miliardi di contribuzioni e 7,5 miliardi di prestazioni, mezzo miliardo in prestazioni di welfare e mezzo miliardo di tasse pagate allo Stato. In questo contesto nel corso degli anni le Casse hanno dovuto fare fronte a varie invasioni di campo sul tema dell’autonomia, a vari tentativi di “ripubblicizzazione”, ad una moltiplicazione di soggetti controllori e ad un sistema di controlli molteplici che si vanno a sovrapporre andando ad inficiare l’efficacia dei controlli stessi, dinamiche queste che ne hanno fortemente limitato l’efficienza gestionale.

Ciò che si ribadisce è la necessità non di una maggiore ed ulteriore autonomia, ma di un’autonomia migliore in linea con i principi originariamente dati dal legislatore, che permetta alle Casse di esercitare in modo efficiente ed efficace i propri compiti istituzionali.

Allo stesso modo non si chiedono meno controlli, assolutamente legittimi vista la funzione istituzionale svolta dalle Casse e la tutela degli interessi degli iscritti, ma un sistema di controlli efficace e responsabilizzante, non basato solo su formalità e formalismi.

Il rispetto dell’autonomia degli Enti Privati di Previdenza e Assistenza è fondamentale, quindi, per garantire un sistema equo e sostenibile per i professionisti. In questo la sfida è quella di un cammino da condividere anche insieme alle altre Casse dei liberi professionisti e all’associazione che le riunisce – Adepp – a tutela delle istanze comuni e dei temi dell’autonomia organizzativa, gestionale, amministrativa e contabile, da esercitare assolutamente sempre con il massimo senso di responsabilità e con spirito di innovazione.

Per quanto ci riguarda la Cassa Dottori Commercialisti, grazie alla profonda riforma attuata nel 2004, ha potuto raggiungere una elevata solidità patrimoniale con 10,5 miliardi di euro di risorse patrimoniali che crescono del 4,2% nel 2022.

Domanda. Le previsioni demografiche dell’Istat per l’Italia sono allarmanti. La popolazione residente scenderà dai 59,6 milioni al 1° gennaio 2020 a 58 milioni nel 2030 a 54 milioni nel 2050 e a 47,6 milioni nel 2070, inoltre, nel 2050 la popolazione in età lavorativa scenderà al 53,3% del totale e l’età media sarà di 50,7 anni. Poco prima, nel 2048, il numero di decessi (784 mila unità) sarà il doppio di quello delle nascite (391 mila unità). Senza scomodare Trilussa sull’attendibilità della statistica, non sono scenari in grado di compromettere l’equilibrio di qualunque sistema previdenziale basato sui principi attuali? Dalle informazioni disponibili sulla situazione economico/finanziaria e sulle previsioni tecnico/attuariali emerge, comunque, che lo “stato di salute” della Cassa Dottori Commercialisti è migliore rispetto a quello di altre casse di previdenza di professionisti. Qual è la situazione della CDC in termini di sostenibilità attuariale e quali sono le iniziative che sta implementando per ovviare a questa situazione? 

Risposta. Posta la solidità patrimoniale ed attuariale raggiunta, attestata dai bilanci tecnici proiettati su un orizzonte temporale di 50 anni ed elaborati su dati ed ipotesi che tengono conto delle dinamiche specifiche della nostra categoria, come ogni sistema previdenziale anche la Cassa Dottori Commercialisti deve fare i conti con il costante calo delle nascite nel Paese e con le dinamiche proprie del mondo delle libere professioni e della propria platea di riferimento. Pur se con dinamiche inferiori rispetto al passato continua comunque ad essere positivo il saldo tra nuovi iscritti (ca. 2.000 all’anno) e cancellazioni (ca. 1.000 all’anno). Il nostro modello di sostenibilità, in un’ottica mirata sempre più a favorire l’accesso alla professione ed il supporto ai colleghi nelle varie fasi del loro percorso professionale, non può quindi non tenere conto dell’esigenza di ampliare le misure di welfare in grado di intercettare le esigenze della platea di riferimento anche mediante un utilizzo efficiente ed efficace delle riserve accantonate, sempre nell’irrinunciabile rispetto dei principi attuariali che dovranno continuare ad essere applicati per verificare e correggere le eventuali anomalie strutturali del sistema previdenziale. Come evidenziato la base di partenza è quella di un sistema che ad oggi presenta numeri di iscritti in crescita e una composizione demografica relativamente giovane, con oltre la metà degli associati che ha meno di 50 anni. Nel 2022, poi, il rapporto tra riserve patrimoniali e pensioni è di 29,6 annualità (30 nel 2021) e quello iscritti/pensionati pari a 7,2.

Domanda. Posto che la previdenza obbligatoria è in grado di garantire trattamenti sempre più ridotti rispetto ai redditi prima del pensionamento, qual è la soluzione per raggiungere un tasso di sostituzione più adeguato per i liberi professionisti ed in particolare per gli iscritti alla CDC? E più opportuno attivare forme di previdenza complementare o puntare sull’incremento delle contribuzioni alla propria Cassa? 

Risposta. Se consideriamo i meccanismi di funzionamento e le “premialità” previste dal nostro sistema previdenziale, ai fini di perseguire progressivamente l’obiettivo di una sempre maggiore adeguatezza delle prestazioni pensionistiche, per un Dottore Commercialista è sicuramente più opportuno e conveniente ragionare su un rafforzamento delle contribuzioni versate alla Cassa piuttosto che su strumenti alternativi. Ciò anche considerando la deducibilità piena e senza limiti quantitativi per i contributi versati e la possibilità di utilizzare anche strumenti quali il riscatto dei periodi di praticantato e di laurea, la ricongiunzione dei versamenti effettuati presso altre gestioni, ecc.

Riguardo alle premialità che il sistema è in grado di garantire in favore degli iscritti proprio grazie alla solidità attuariale e patrimoniale occorre ricordare come, ai fini pensionistici, la Cassa riconosce sul montante contributivo un maggiore contributo rispetto a quello versato (15% riconosciuto sul montante rispetto al 12% minimo soggettivo effettivamente versato), con un sistema di premialità che cresce al crescere dell’aliquota di contribuzione soggettiva scelta (incrementando il contributo oltre il 12% e sino al 17% ottengo una ulteriore premialità sino ad un massimo dell’1%, quindi versando il 17% posso ottenere sul mio montante un 21%). Tale premialità è applicata in misura intera per gli iscritti dal 2004 e proporzionalmente ridotta per chi è iscritto in data antecedente.

A luglio 2022, l’assemblea dei delegati ha deliberato un ulteriore incremento dell’aliquota di computo, dal +4% al +5%, rispetto a quella di finanziamento per coloro che versano un contributo soggettivo in misura maggiore al 17% e sino al 22% del proprio Reddito Professionale. L’innalzamento proposto ha lo scopo di rafforzare ulteriormente l’incentivo a versare aliquote di finanziamento sempre maggiori per incrementare l’adeguatezza della futura pensione. La misura è in attesa dell’approvazione dei Ministeri Vigilanti.

Sempre al fine di incrementare l’adeguatezza delle pensioni calcolate con il metodo contributivo, già dal 2013 la Cassa riconosce direttamente sui montanti contributivi una percentuale pari al 25% (l’1%) del contributo integrativo dovuto e versato, dal 2023 la percentuale è salita ulteriormente al 37,5% (l’1,5%). Tale beneficio è riconosciuto in misura intera per gli iscritti dal 2004 e con un coefficiente proporzionalmente ridotto per chi è iscritto in data antecedente, al pari di quanto avviene per la premialità applicata sul contributo soggettivo.

Oltre alle prestazioni pensionistiche non bisogna poi dimenticare che la Cassa Dottori Commercialisti eroga anche gratuitamente tutta una serie di prestazioni assistenziali e di welfare e che sempre più mette, appunto, al centro della propria mission politiche di welfare che promuovono il benessere degli iscritti. Negli ultimi anni, una delle aree sulle quali la Cassa ha incrementato la propria attività a supporto degli iscritti è proprio quella delle tutele sanitarie. Nel budget 2023 è stato, infatti, previsto uno stanziamento di quasi 17 milioni di euro per le nuove coperture sanitarie a disposizione dei dottori commercialisti e dei loro familiari che, in un’ottica di prevenzione, permettano di dare risposte sempre più efficaci. Le coperture messe a disposizione sono la nuova polizza sanitaria e la copertura Long Term Care di Emapi. Oltre alle tutele sanitarie, supportiamo la categoria in tutte le fasi della vita, puntando su tutele assistenziali a sostegno della genitorialità e sullo sviluppo di competenze ed opportunità di crescita per i propri iscritti.

Domanda. Da qualche anno le professioni economiche e legali sono meno “attraenti” per i giovani laureati, i quali, se non rivolgono la loro attenzione all’estero, cercano attività meno incerte e che consentano una migliore gestione del tempo tra vita privata e lavoro. Secondo lei, in che modo le Casse possono favorire la scelta dei giovani di svolgere una delle professioni del sistema ordinistico? 

Risposta. Tenuto conto che l’obiettivo primario della Cassa Dottori Commercialisti, come per ogni ente di previdenza, è garantire la solidarietà intergenerazionale, ciò non può prescindere dall’alimentare il sistema attraverso nuove iscrizioni. Per questo bisogna incentivare i giovani a intraprendere questo percorso, fornendo loro gli strumenti necessari per l’avvio alla professione e per la formazione specialistica. Come Ente di Previdenza e assistenza, siamo convinti, come i dati ci dimostrano, che per la tenuta della categoria occorra innanzitutto favorire le aggregazioni.

Nel 2022 abbiamo attivato un primo bando specifico per supportare le aggregazioni, pur sapendo che il contesto normativo e fiscale di riferimento, in particolare il regime forfetario, non le incentiva e favorisce. In un contesto sempre più competitivo, ampliare le proprie competenze è indispensabile per la crescita professionale dei nostri iscritti, che la Cassa mira a sostenere con risposte il più possibile immediate ed efficaci affinché la categoria mantenga la propria capacità di creare valore.

Un altro aspetto che non bisogna sottovalutare nell’ambito delle libere professioni, in particolare per la componente femminile, è il tema della conciliazione famiglia-lavoro e le opportunità di crescita professionale. In quest’ottica negli ultimi anni la Cassa Dottori Commercialisti ha cercato di ampliare le iniziative a tutela della famiglia e della genitorialità, investendo sempre più in politiche di welfare.

Conclusioni:

Consapevole che per contribuire alla crescita della categoria non si possa prescindere da una sinergia con il mondo dell’università, la Cassa ha avviato quest’anno la prima edizione di “Fare i conti con il Futuro”, il progetto di formazione universitaria su cultura previdenziale e libera professione, in collaborazione con l’Università “La Sapienza” di Roma. L’obiettivo dell’iniziativa è connettere in modo efficiente il mondo della formazione con quello degli Enti di Previdenza e Assistenza attraverso un insieme di attività che mettono al centro gli studenti universitari.

Ringraziando il Dott. Distilli per la sua disponibilità nel rispondere alle nostre domande, ricordiamo che il Gruppo ODCEC Area lavoro (www.gruppoarealavoro. it), attraverso tutti i propri mezzi di comunicazione, aggiorna costantemente e in modo completo i propri iscritti.

*Odcec Roma

 

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