IL WELFARE DELLE SCELTE SBAGLIATE

,
di Giovanni Dall’Aglio*

Per troppo tempo il sistema di welfare è stato concepito come una sorta di ricompensa futura, condizionando e sacrificando le scelte presenti in tema di istruzione e lavoro con la prospettiva di una generosa garanzia pensionistica. Un welfare sbilanciato all’ultimo tratto di vita lavorativa non solo non è in grado di prevenire i danni causati dalle scelte sbagliate del presente ma, paradossalmente, rischia di favorirle.

Il paradigma “studiare per trovare lavoro”, per quanto nobile, può diventare un boomerang nei confronti di chi sceglie un percorso di studi forzato e non incline alla propria natura o, peggio, di chi sceglie di rinunciare a studi e formazione professionale. Il sistema di welfare dovrebbe “accompagnare” queste scelte, specie per generazioni che dovranno lavorare fino a 70 anni (se non oltre). E invece, spesso, ci si ritrova a fare scelte così importanti che avranno ripercussioni su tutta la propria vita professionale senza avere un bagaglio informativo sufficiente.

Quante volte leggiamo sui giornali articoli del tipo “le migliori facoltà per trovare lavoro” o peggio, “quali facoltà garantiscono gli stipendi più alti”. Quello che invece sarebbe bene che i giornali scrivessero è che scegliere una facoltà perché c’è molta domanda in

quel momento è sbagliato, specie per i mercati di lavoratori altamente specializzati per i quali l’offerta di lavoro risulta essere inelastica nel breve periodo. Se a questo aggiungiamo l’asimmetria informativa che spesso si configura tra aspettative del presente dello studente e reale situazione del mercato futuro, l’effetto è quello di prevedere in modo scorretto le opportunità di guadagno. Lo chiamano, in Economia del Lavoro, il

“Modello della Ragnatela” (Cobweb Model).

Figura 1: Il modello della Ragnatela

Il grafico rappresentato in Figura 1 mostra un ipotetico mercato del lavoro per neo-ingegneri inizialmente in equilibrio con un numero di occupati L_0 ed un salario w_0 (incontro tra la domanda iniziale di ingegneri D_1 e l’offerta di ingegneri S). Supponiamo ora che ci sia un aumento di domanda di ingegneri (la domanda si alza a D_2, ci servono più ingegneri!). Considerando che serve tempo per formare nuovi ingegneri, l’offerta di ingegneri nel breve periodo è inelastica (cioè al momento disponiamo di L_0 ingegneri). Se consideriamo l’offerta attuale di L_0 ingegneri con la nuova domanda D_2 di ingegneri, il salario attuale salirebbe a w_1. Molti studenti, attratti da un salario così alto, sceglieranno di iscriversi a Ingegneria. In particolare, se consideriamo il salario attuale w_1 e incrociamo sull’offerta S, ci aspettiamo di avere in futuro L_1 ingegneri. Ma nel momento in cui questi L_1 ingegneri entreranno nel mercato del lavoro si troveranno con un salario w_2 (incrocio tra L_1 ingegneri e domanda D_2). Tale salario è molto più basso rispetto alle aspettative iniziali.

Dunque, in presenza di offerta inelastica di breve periodo (occorre tempo per formare nuovi ingegneri) e asimmetria informativa (gli studenti sono attirati da un salario attuale che nontiene conto della futura offerta di lavoro quando entreranno nel mercato), viene a crearsi una “ragnatela”. I dati mostrano come queste ragnatele si formino per diversi mercati professionali altamente specializzati. Ecco perché è sbagliato scegliere una facoltà in base alla domanda del momento.

Molti lavoratori moderni vivono una vita compromessa da scelte responsabili ma non autentiche, e per questo sbagliate. Entrano in un vortice in cui confondono la propria realizzazione con la felicità. Vivono una dissociazione tra la soddisfazione di avere ottenuto risultati sempre più alti, e l’inconsapevolezza di essere, in verità, infelici. Il termine welfare in economia è associato ad un concetto molto affascinante, quello di “benessere sociale”. Ebbene dovremmo onestamente chiederci se, al netto dei benefici derivanti dai contributi versati, questa tipologia di lavoratori generi davvero benessere sociale.

Occorrerebbe (ri)pensare il Welfare a partire dal primo tratto di vita lavorativa, quello della scelta del proprio percorso formativo/professionale. Dobbiamo chiederci se un ragazzo di 18 anni oggi abbia gli strumenti per fare una scelta che impatterà sul suo futuro. E soprattutto, se la scuola ci metta nelle condizioni di scegliere in modo consapevole e autentico.

Non c’è nulla di più triste nel vedere un giovane scegliere medicina per soldi e ingegneria perché si trova subito lavoro; o vedere un neo-laureato il cui unico obiettivo sia avere un contratto a tempo indeterminato. Se non cambiamo approccio culturale nella scelta del lavoro ci ritroveremo una coorte di lavoratori che pagherà contributi senza generare benessere sociale.

*Ingegnere e PhD in Trieste

 

 

image_pdfimage_print