RIFORMARE IL SISTEMA PENSIONISTICO IN ITALIA: UNA NECESSITÀ NON PIÙ RIMANDABILE

di Cinzia Brunazzo*

Il ruolo strategico e sociale del Commercialista

Il dibattito sulla riforma del sistema pensionistico in Italia non è nuovo, ma oggi si fa sempre più urgente.
I numeri parlano chiaro e mostrano un sistema sotto pressione crescente:
– l’invecchiamento della popolazione: a 65 anni, un uomo ha davanti a sé in media altri 19,5 anni di vita; una donna, 22,7 (siamo tra i più longevi d’Europa!);
– la bassa natalità: in Italia abbiamo un tasso di natalità pari a 1,24 figli per donna contro una media UE di 1,5 figli per donna;
– il tasso di dipendenza: cioè il rapporto tra over 64 e popolazione attiva (20-64 anni) in Italia è pari al 41% contro una media UE del 36%;
– la precarietà del lavoro, in particolare autonomi, sportivi e spettacolo, part time, giovani e donne hanno carriere discontinue;
– l’applicazione di contratti cosiddetti “pirata” che prevedendo retribuzioni basse portano a contribuzioni molto basse ai fini pensionistici;
– le trasformazioni del lavoro con l’introduzione delle automazioni, della robotica e dell’AI che sostituiscono il lavoro umano.

Tutti questi fattori, presi nel loro insieme, rendono il nostro sistema pensionistico attuale insostenibile nel lungo periodo.
La questione previdenziale tocca tutti: giovani, lavoratori, imprese e pensionati; non si tratta solo di un tema tecnico o contabile, ma di un pilastro fondamentale della coesione sociale.
Le sfide sono molteplici:
Sostenibilità finanziaria: il sistema a ripartizione, in cui le pensioni vengono pagate con i contributi dei lavoratori attivi, è messo sotto pressione da una popolazione sempre più anziana e da una base contributiva sempre più ristretta.
Equità intergenerazionale: i giovani rischiano di versare contributi per decenni senza garanzie di ottenere prestazioni pensionistiche adeguate.
Questo mina la fiducia nel sistema previdenziale e incentiva l’evasione o l’informalità.
Nuove forme di lavoro: lavoro autonomo, atipico, gig economy e le carriere discontinue generano “buchi contributivi” e una futura fragilità pensionistica che va affrontata con strumenti innovativi: occorre, pertanto, rendersi conto che esiste la necessita di una riforma strutturale, non solo di operazioni correttive.

Riformare le pensioni non significa solo trovare soluzioni di breve periodo per colmare deficit o posticipare l’età pensionabile, serve una visione di lungo termine, capace di:
– premiare la contribuzione effettiva;
– tutelare le carriere discontinue;
– integrare previdenza sia pubblica che complementare;
– incentivare l’educazione previdenziale sin dalla giovane età.

In tutto ciò, il Commercialista deve essere coinvolto non come esecutore passivo, ma come parte attiva nella costruzione delle politiche previdenziali.
Troppo spesso la figura del Commercialista è percepita esclusivamente nella dimensione fiscale o tributaria. Ma la realtà è ben più ampia e complessa.

Il commercialista è:

  • Consulente previdenziale: guida il cliente (privato o impresa) nella comprensione dei propri diritti pensionistici, nella gestione delle contribuzioni e nella pianificazione del futuro.
  • Consulente nelle politiche del lavoro: guida l’imprenditore in tali politiche e lo indirizza verso piani di welfare che possono intervenire anche sulle politiche di previdenza complementare.
  • Punto di riferimento sociale: affianca i lavoratori autonomi, i professionisti e i piccoli imprenditori a districarsi in un sistema complesso, offrendo soluzioni personalizzate in base al percorso lavorativo.
  • Educatore finanziario: promuove la cultura previdenziale, rendendo consapevoli i suoi assistiti dell’importanza della continuità contributiva, dell’integrazione pensionistica e della previdenza
    complementare.
  • Interlocutore istituzionale: partecipa al dialogo con gli enti pubblici e gli organismi professionali, contribuendo alla progettazione di un sistema pensionistico più equo e moderno

Per tutto quanto sopra esposto con questo numero speciale di “Noi e il Lavoro” analizzeremo la normativa previdenziale in vigore, evidenziandone le criticità e proponendo alcune modifiche che intervengano nelle storture attali, tra cui:

  • l’estensione della pace contributiva anche ai lavoratori con anzianità ante 1996;
  • la possibilità di effettuare versamenti volontari per i lavoratori con contribuzione inferiore al minimale;
  • l’accesso alla pensione contributiva a 71 anni anche per i soggetti con anzianità ante 1996;
  • l’eliminazione della prescrizione per il rimborso dei versamenti oltre il massimale;
  • l’introduzione del “contributo automazione”, una “tassa” di scopo posta a carico delle aziende che, grazie a robot, automazione, algoritmi e intelligenza artificiale sostituiscono il lavoro umano, destinato ad aiutare e sostenere previdenzialmente le fasce più deboli.

Tutto ciò perché il futuro previdenziale del Paese si costruisce anche attraverso chi, ogni giorno, affianca cittadini e imprese nelle loro scelte economiche, ed il Commercialista con la sua visione trasversale e la competenza tecnica, ha tutte le carte in regola per diventare un protagonista del cambiamento.

*ODCEC Rimini
Presidente Gruppo ODCEC Area Lavoro

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