ETICA, IA E IL MONDO DEL LAVORO

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*di Graziano Vezzoni  **IA

 

L’intelligenza artificiale (IA) è la disciplina che studia i sistemi informatici capaci di svolgere compiti che normalmente richiedono intelligenza umana, come apprendere, ragionare, decidere e risolvere problemi. Uno dei principali rischi è quello della sostituzione del lavoro umano da parte dei sistemi di IA, che potrebbe portare a una perdita di posti di lavoro, a una riduzione delle competenze e a una maggiore disuguaglianza sociale. Molti scienziati si interrogano su quali strumenti potranno essere sviluppati ed attivati per impedire all’IA di accelerare e condurre la società futura ad un impoverimento della popolazione e del lavoro. L’astrofisico Stephen Hawking ha espresso molti timori sulla capacità di prevedere cosa riusciremo a fare in merito alla distruzione di milioni di posti di lavoro, ha asserito che esiste la concreta possibilità che la nostra economia e la nostra società vengano distrutte. In relazione alla concreta possibilità che l’IA abiliti nuovi modi per permettere a pochi individui ed organizzazioni di opprimere e controllare moltitudini di uomini ha dichiarato “Dobbiamo prepararci a gestirla per evitare che questi potenziali rischi prendano forma e diventino realtà”. Anche Elon Musk, ha affermato che l’IA è il più grande rischio cui la nostra civilizzazione si trova a far fronte ed, in particolare, ha evidenziato i rischi di una guerra scatenata dai computer o una catastrofe occupazionale dovuta a decisioni basate soltanto sulle elaborazioni dell’intelligenza artificiale. Per affrontare questo rischio, è necessario promuovere una transizione giusta e inclusiva verso un mercato del lavoro digitale, che valorizzi le capacità umane complementari a quelle della IA, come la creatività, l’empatia, la comunicazione e la collaborazione. Inoltre, è necessario garantire una formazione continua e un aggiornamento delle competenze dei lavoratori, per consentire loro di adattarsi ai cambiamenti tecnologici e di cogliere le nuove opportunità professionali.

L’IA si sta diffondendo in vari settori, dalla robotica all’analisi dei dati, dalla selezione del personale al

supporto alle decisioni, offrendo nuove possibilità di innovazione e sviluppo. Tuttavia, l’uso dell’IA nel mondo del lavoro pone anche delle sfide etiche, che riguardano la trasparenza, la giustizia, l’equità, la sicurezza, la privacy e la responsabilità dei processi e dei risultati dell’IA.

 

La trasparenza è l’aspetto che riguarda la comprensibilità e la spiegabilità dell’IA, soprattutto quando influenzano la vita e i diritti delle persone. Per esempio, se un algoritmo decide di assumere o licenziare un lavoratore, o di assegnargli un compito o una retribuzione, è importante che il lavoratore possa capire come e perché è stata presa quella decisione. Inoltre, è necessario evitare il rischio che gli algoritmi riproducano e amplifichino i pregiudizi e le discriminazioni presenti nei dati o nelle opinioni degli sviluppatori, che potrebbero portare a situazioni di esclusione, ingiustizia e violazione della privacy.

 

La giustizia è l’aspetto che riguarda le implicazioni sociali ed economiche dell’IA sul mondo del lavoro. L’IA può portare benefici alla produttività, alla qualità, alla sicurezza e alla creatività del lavoro, ma anche rischi di disoccupazione, precarietà, obsolescenza delle competenze e riduzione delle opportunità di lavoro. Per questo è importante valutare il rapporto tra l’IA e l’intelligenza umana, e se l’IA debba sostituire o collaborare con il lavoratore. Inoltre, è necessario garantire una distribuzione equa dei benefici e dei costi dell’IA tra i diversi attori coinvolti nel mondo del lavoro.

 

L’equità si riferisce al principio di trattare le persone in modo giusto e imparziale, senza discriminazioni o favoritismi. L’IA può creare disparità tra i lavoratori in base alle loro capacità, esperienze o accesso all’IA. Ad esempio, l’IA può rendere alcuni lavori più richiesti e remunerati di altri, creando una divisione tra i lavoratori qualificati e non qualificati. L’IA può anche accentuare le disuguaglianze sociali ed economiche tra i lavoratori e tra le regioni, a seconda della disponibilità e della diffusione dell’IA. L’IA può inoltre incorporare dei pregiudizi o delle distorsioni nei suoi algoritmi o nei suoi dati, che possono influenzare negativamente le decisioni o le valutazioni dei lavoratori. Ad esempio, l’IA può discriminare i lavoratori in base al loro genere, età, razza o origine.

 

La sicurezza si riferisce al principio di proteggere le persone da pericoli o danni fisici o psicologici. L’IA può causare incidenti o danni se non è affidabile o controllata, infatti può malfunzionare o essere hackerata, compromettendo la salute e la sicurezza dei lavoratori e dei consumatori. L’IA può anche aumentare lo stress o l’ansia dei lavoratori, se non è adeguatamente progettata o integrata nel contesto lavorativo, ad esempio, imponendo ritmi di lavoro troppo elevati o invasivi, riducendo il benessere e la soddisfazione dei lavoratori.

 

La privacy si riferisce al principio di rispettare la riservatezza delle informazioni personali o sensibili delle persone. L’IA può violare la privacy dei lavoratori se non è protetta o regolamentata. Ad esempio, l’IA può raccogliere, elaborare o condividere i dati dei lavoratori senza il loro consenso o conoscenza. L’IA può anche usare i dati dei lavoratori per scopi diversi da quelli per cui sono stati raccolti. Ad esempio, l’IA può usare i dati dei lavoratori per monitorarli, profilarli o manipolarli.

 

La responsabilità è l’aspetto che riguarda la questione della responsabilità legale e morale degli attori coinvolti nello sviluppo e nell’uso dell’IA nel mondo del lavoro. Chi è responsabile delle decisioni e delle azioni dell’IA? Quali sono i criteri per attribuire la responsabilità? Come si possono prevenire o risarcire i danni causati dall’IA? Queste sono alcune delle domande che ci si pongono quando si parla di responsabilità dell’IA. Per rispondere a queste domande, è necessario definire delle linee guida etico-legali che regolino lo sviluppo e l’uso dell’IA nel mondo del lavoro, tenendo conto degli interessi e dei valori degli sviluppatori, dei fornitori, dei datori di lavoro, dei lavoratori e dei consumatori.

 

In conclusione, l’IA è una tecnologia che ha un grande potenziale per il progresso dell’umanità, ma che richiede anche una regolamentazione etica e normativa per garantire il suo uso responsabile e benefico. Il mondo del lavoro deve affrontare le sfide poste dall’IA con una visione strategica e partecipativa, che coinvolga tutti gli attori interessati: i datori di lavoro, i lavoratori, i sindacati, le istituzioni pubbliche, le organizzazioni internazionali, le associazioni civili e le comunità scientifiche. Solo così si potrà realizzare una società digitale equa e sostenibile.

Si tratta di un tema complesso e in continua evoluzione, che richiede ulteriori studi e confronti tra gli esperti, e come ricorda, in merito al calo degli iscritti al Liceo Classico, la Professoressa Laura Nota, docente all’Università di Padova, “… per il lavoro di domani non basta la tecnica serve il pensiero critico”.

 

*Odcec di Lucca

** Intelligenza Artificiale

 

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