COMMERCIALISTA LAVORISTA: SE CI SEI BATTI UN COLPO!

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a cura della Redazione 

 Gli iscritti all’Albo dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili sono circa 120 mila su tutto il territorio nazionale e, in base alle informazioni disponibili, il 25%, quindi circa 30 mila, si occupa sistematicamente di diritto e pratica del lavoro, oltre che di materie connesse e complementari, come fiscalità del lavoro, previdenza e assistenza, organizzazione del lavoro, pari opportunità, welfare aziendale, processi di esternalizzazione del lavoro, reti d’impresa, ecc.

In pratica, i commercialisti si occupano di lavoro (subordinato e autonomo) da tempo immemore, anche prima del 27 ottobre 1953, quando vennero emanate le norme che – fino al 2005 – hanno regolato le professioni di Dottore Commercialista e di Ragioniere e Perito Commerciale, oggi unificate.

Eppure qualcuno si è stupito se nella proposta (bozza) di modifica del decreto legislativo 28 giugno 2005, n. 139, elaborata dal Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili (CNDCEC), compaiono delle attività in materia di lavoro che quando è stata emanata tale norma neppure esistevano. Nella stessa bozza, si parla anche di altre materie e/o attività, anch’esse inesistenti all’epoca o diversamente regolate, quali la crisi d’impresa e da sovraindebitamento, la finanza agevolata, la certificazione dei flussi fiscali digitali, le funzioni di responsabile per la protezione dei dati personali (Regolamento UE 2016/679) e l’amministrazione giudiziaria ai sensi del decreto legislativo 6 settembre 2001, n. 159, solo per fare degli esempi, ma queste non hanno ricevuto analoga attenzione (sic).

Tra le persone che si sono stupite, il più autorevole è stato, a nostro avviso, il Presidente del Consiglio Nazionale dei Consulenti del Lavoro, che ha addirittura inviato una nota al Ministro della Giustizia, in quanto Organo vigilante delle professioni di Dottore Commercialista ed Esperto Contabile nonché di Consulente del Lavoro, parlando di esclusive professionali lese. Anche se tale nota è stata “restituita al mittente”, in quanto la proposta di modifica del decreto legislativo 28 giugno 2005, n.139 è ancora in fase di discussione all’interno categoria, questo episodio non può essere ignorato dai commercialisti lavoristi.

È interessante notare come, nonostante le professioni si stiano adattando ai cambiamenti dell’era digitale, sembra che alcuni non se ne rendano conto. In realtà il mondo (non solo quello del lavoro) sta evolvendo rapidamente e, di conseguenza, le professioni debbono adeguarsi. Si deve prendere atto del fatto che oggi persino un tostapane ha più funzioni di un vecchio personal computer e che l’intelligenza artificiale (IA) sta rivoluzionando il modo del lavoro!

Non si può sottovalutare che l’intelligenza artificiale stia modificando le attività professionali, anche in modo significativo, basti pensare ai mutamenti già intervenuti negli studi di commercialisti, ingegneri, architetti e dentisti, solo per fare degli esempi. Secondo alcuni, inoltre, l’IA potrà ridimensionare alcune professioni, non solo nel giornalismo, dove il fenomeno è già in atto.

Nel breve/medio periodo i professionisti, non solo i commercialisti o i consulenti del lavoro, dovranno affrontare nuove sfide e, poiché attualmente il valore sociale di alcune professioni è pressoché disconosciuto, ci si chiede: ha ancora senso parlare di esclusive? Probabilmente no, anche perché non è facile prevedere quale sarà il nuovo paradigma delle professioni dell’area economico/legale. Insomma, bisogna prendere atto che l’IA rende “fluide” tutte le professioni.

Per affrontare il cambiamento delle professioni l’unica “arma” a disposizione degli addetti ai lavori è la ragionevolezza e il buon senso, quindi, anziché arroccarsi sulle proprie posizioni o beccarsi inutilmente come i capponi di Renzo meglio sarebbe un confronto informale e rilassato, perché è quanto mai opportuna una riforma condivisa delle professioni, che promuova la competitività e il servizio alla collettività, con uno sguardo lungimirante verso le generazioni future.

Al riguardo, si pensi alla flessione dell’interesse dei giovani laureati per le professioni ordinistiche, con esclusione di quelle mediche, che per i commercialisti, ad esempio, ha determinato nel 2023 una riduzione dell’8,4% degli iscritti nel Registro dei praticanti, rispetto all’anno precedente.

Nessuno può sapere se la proposta di modifica del decreto legislativo 28 giugno 2005, n. 139, elaborata dal CNDCEC, raggiungerà mai le aule del Parlamento, ma è apprezzabile il lavoro fatto dagli estensori in merito all’adeguamento del Capo I (Disposizioni generali), in particolare della disciplina dell’ordinamento della professione, dell’oggetto della professione e dell’esercizio della professione in forma associata o societaria. Non solo, viste anche le polemiche di questi tempi, è encomiabile aver proposto degli interventi modificativi che, in materia di lavoro, vanno nella direzione auspicata da quel 25% di iscritti (commercialisti ed esperti contabili) che se ne occupano.

In ogni caso, visto che il CNDCEC sta dimostrando di “credere” nelle attività di assistenza e consulenza in materia di lavoro, forse sarebbe il caso che anche il singolo commercialista lavorista batta un colpo!

La Redazione

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