di Bernardina Calafiori e Alessandro Montagna*

In una sua recentissima decisione (Cass., sez. lav., 9.01.2024 n. 701) la Suprema Corte ha dato importanti indicazioni ai fini dei limiti applicativi del c.d. “principio di automaticità” delle prestazioni previdenziali di cui all’art. 2116, comma I°, c.c.

Come noto, la suddetta disposizione prevede testualmente che “le prestazioni indicate nell’art 2114 c.c. (norma che, a sua volta, rinvia alle leggi speciali ai fini della regolamentazione dei casi e delle forme di previdenza e di assistenza obbligatorie e delle modalità di contribuzione e delle relative prestazioni: n.d.r.) sono dovute al prestatore di lavoro anche quando l’imprenditore non ha versato regolarmente i contributi dovuti alle istituzioni di previdenza e di assistenza, salvo diverse disposizioni delle leggi speciali”. Continua a leggere

 

di Bernardina Calafiori e Eleonora Ilario*

La Corte di cassazione, con le pronunce in commento, ha affermato che è causa di decadenza dalla NASpI la mancata comunicazione, da parte del beneficiario, dello svolgimento di un’attività lavorativa autonoma, anche se preesistente alla percezione dell’indennità di disoccupazione.

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di Bernardina Calafiori e Alessandro Montagna*

L’articolo 29 del d.lgs. n. 276 del 10 settembre 2003 prevede espressamente che “(…) in caso di appalto di opere o di servizi, il committente imprenditore o datore di lavoro è obbligato in solido con l’appaltatore, nonché con ciascuno degli eventuali subappaltatori entro il limite di due anni dalla cessazione dell’appalto, a corrispondere ai lavoratori i trattamenti retributivi, comprese le quote di trattamento di fine rapporto, nonché i contributi previdenziali e i premi assicurativi dovuti in relazione al periodo di esecuzione del contratto di appalto, restando escluso qualsiasi obbligo per le sanzioni civili di cui risponde solo il responsabile dell’inadempimento”. Continua a leggere

 

di Bernardina Calafiori e Eleonora Ilario*

Con la sentenza n. 47904 del 1° dicembre 2023, la terza sezione penale della Corte di Cassazione ha affermato che l’obbligo di cui all’art. 2087 c.c. deve ritenersi correttamente adempiuto da parte dei datori di lavoro che abbiano applicato le prescrizioni e le misure contenute nei protocolli sui rischi di contagio covid. Continua a leggere

di Bernardina Calafiori e Alessandro Montagna*

In materia di criteri per la scelta dei dipendenti da espellere nel corso di una procedura di licenziamento collettivo, l’art. 5, comma I, della legge n. 223 del 07.1991 prevede che “l’individuazione dei lavoratori da licenziare deve avvenire, in relazione alle esigenze tecnico – produttive ed organizzative del complesso aziendale, nel rispetto dei criteri previsti da contratti collettivi stipulati con i sindacati di cui all’art. 4, comma 2 (R.S.A. o associazioni aderenti a confederazioni maggiormente rappresentative sul piano nazionale: n.d.r) ovvero, in mancanza di questi contratti, nel rispetto dei seguenti criteri, in concorso tra loro: Continua a leggere

di Bernardina Calafiori e Eleonora Ilario*

Con l’ordinanza n. 26697 del 21 settembre 2023,la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi in ordine alla facoltà del lavoratore di mutare il titolo della sua assenza, da malattia a ferie, quando tale richiesta sia volta ad evitare il licenziamento per scadenza del periodo di comporto. Continua a leggere

di Bernardina Calafiori e Alessandro Montagna*

Con sentenza n. 10953 del 7.03.2023, pubblicata in data 26.04.2023, la Suprema Corte di Cassazione ha confermato il proprio orientamento in ordine alla delimitazione della nozione di retribuzione utile ai fini contributivi, assumendo che “ai fini dell’individuazione della base imponibile per il calcolo dei contributi previdenziali, occorre fare riferimento alla retribuzione “dovuta”, per legge o per contratto collettivo o individuale, e non a quella effettivamente erogata”: con la conseguenza che “salvo che la retribuzione stabilita nella contrattazione collettiva nazionale sia onnicomprensiva, se è prevista un’indennità ulteriore a livello provinciale o aziendale, per calcolare il “dovuto” è necessario interpretare il contratto ed accertare se quella voce retributiva vada inclusa negli istituti indiretti”. Continua a leggere

di Bernardina Calafiori e Alessandro Montagna*

Con la pronunzia n. 8921 del 7 marzo 2023, pubblicata, mediante deposito in cancelleria, in data 29 marzo 2023, la Suprema Corte di Cassazione ha confermato un principio di diritto fondamentale in materia di decorrenza del termine di prescrizione per il versamento dei contributi previdenziali dovuti all’Inps a valere sulle retribuzioni pagate ai lavoratori. Continua a leggere

di Bernardina Calafiori e Eleonora Ilario *

Cassazione, sez. Lav., ordinanza del 9 maggio 2023, n.12244

«La previsione dell’art. 8, comma 1, del d.lgs. n. 81/2015, se esclude che il rifiuto di trasformazione del rapporto in part time possa costituire di per sé giustificato motivo di licenziamento, non preclude la facoltà di recesso per motivo oggettivo in caso di rifiuto del part time, ma comporta una rimodulazione del giustificato motivo oggettivo e dell’onere di prova posto a carico di parte datoriale. Continua a leggere

di Paolo Galbusera* e Andrea Ottolina*

L’articolo 28 co. 1 del d.lgs. 81/2015, così come modificato da d.l. 87/2018, dispone che l’impugnazione del contratto a tempo determinato debba avvenire “entro centottanta giorni dalla cessazione del singolo contratto”, mentre, per quanto riguarda i contratti di somministrazione, il successivo art. 39 co. 1, prevede un onere di impugnazione entro il termine di 60 giorni, decorrente dalla data in cui il lavoratore ha cessato di svolgere la propria attività presso l’utilizzatore. Continua a leggere