SENZA VIA DI SCAMPO Fra Intelligenza Artificiale, Umanesimo e future professioni
di Stefano Grimaldi*
Il visionario genio di Kubrick, attraverso la settima arte, già decenni fa ci proiettava con un capolavoro avveniristico in un futuro distopico (partendo dalla scoperta degli utensili usati dagli ominidi) profetando un culmine dell’umanità evoluta, governata da macchine (fin troppo senzienti) dalla intelligenza generativa, evolutiva, distruttiva.
In sostanza una primordiale Intelligenza Artificiale che sfuggiva al controllo umano, sostituendolo nel governo delle cose. Dando così adito ad alcuni dei grandi timori scientifici del XX secolo.
Diverse formazioni professionali di alto profilo tecnico- divulgativo si sono confrontate al Convegno tenutosi presso L’ATENEO PONTIFICIO DELL’UNIVERSITA’ EUROPEA di Roma, al quale siamo stati invitati come relatori e responsabili di un prodotto editoriale (Noi & il Lavoro) che da tempo tratta, in una specifica rubrica, “l’evoluzione continua”.
Nell’occasione, ci siamo proposti di misurare lo “stato dell’arte” in termini di gestione etica o meglio algoretica, della Intelligenza Artificiale già entrata a piè pari nella vita decisionale di moltissime attività umane e professionali.
La storia umana ha da sempre visto il susseguirsi di cambi di strumenti scoperti dall’uomo; responsabili di evoluzione, miglioramento, scoperte, utilità, distruzioni ecc.
Se facilmente notate, questi… chiamiamoli Tools (per essere avanguardisti) hanno prodotto dei veri e propri cambi anche antropologici, originando trasformazioni culturali, lavorative, sociali e del comportamento umano.
Dal maniscalco al meccanico, dal cartaceo all’analogico, dall’analogico al digitale sino all’avvento del web l’uomo ha dovuto adattarsi modificando il modo precedente di comunicare e misurarsi con se stesso, verso gli altri e verso le professioni.
Al centro di queste rivoluzioni create dall’uomo per l’uomo vi è sempre stato al centro l’uomo… anche se a volte non pare così. Ma in realtà, a ben guardare da ottiche non solo frontali, lo stesso, ha avuto a disposizione il libero arbitrio (diciamo il più delle volte laddove non vi fossero costrizioni) di decidere se adeguarsi o essere “un soggetto resistente ai cambiamenti”, pena la perdita di terreno, nuove opportunità e la possibilità di decidere di stare, o meno, al passo di un mutamento evolutivo che di te bellamente se ne infischia.
Ergo. Il futuro prossimo anche nel mondo delle professioni sta modificandosi a velocità fotonica, in maniera inarrestabile, intelligente, capace già, nei casi meno evoluti, di sollevare l’attività umana da mille incombenze più o meno noiose o gravose o ripetitive, lasciando all’umano il tempo di gestire altri aspetti più creativi (spero per sempre) e maggiormente legati al processo di messa in sicurezza dei confini essenziali e di controllo, versus il potenziale sviluppato dai nostri partner robotici, a tutela di privacy, diritti civili, discriminazione, disinformazione e quant’altro attiene alla nostra protezione.
Lavori andranno perduti… (come sempre è stato nel corso dell’evoluzione)… lavori nuovi nasceranno… lavori necessari perfino alla Intelligenza Artificiale resteranno. I boomers e le generazioni X vivranno le loro ultime sfide professionali. I millenials non potranno prescindere da…, la generazione Z si dovrà formare facendo i conti direttamente con l’oggetto di cui si sta scrivendo e che è già nel suo DNA.
La grande domanda è:
– Che fine faranno le caratteristiche tipiche e uniche dell’uomo?
Quell’uomo fatto di sentimenti, creatività, coscienza critica, empatia, sensibilità, responsabilità, fiducia, dignità, coraggio…
Ritengo che la risposta alberghi, soprattutto, nella più alta responsabilità etica dei grandi Architetti della IA, i quali dovranno fondare la nuova o meglio le nuove intelligenze future, basandosi su una governance ferrea ispirata ai grandi valori dell’Umanesimo, col fine di costruire un’ennesima opportunità d’evoluzione fortemente cementata ai principi che hanno prevalso per farci arrivare ad oggi in capo alla catena evolutiva, e nonostante tutto.
Una rivoluzione che in sordina (neanche poi tanto) iniziò con Alan Turing negli anni 30, per arrivare sino ad oggi come il momento più alto d’investimenti da parte dei colossi mondiali della tecnologia, della bioetica, della medicina, della comunicazione, della giurisprudenza, dell’automotive, dell’energia, e ancora commercio, industria, educazione, agricoltura ecc…
Dunque fra presagi, diverse certezze, timori, qualche desiderio ed evidenti realtà, ci si auspica un futuro prossimo foriero non di “sostituzione” ma piuttosto di collaborazione tra Intelligenza Artificiale e Umana. Una complementarietà fatta di decisioni e apprendimenti congiunti, col fine di vedere se riusciremo a creare questo inagguantabile futuro utopico.
“Si evolve chi si adatta, non necessariamente il più intelligente. Spesso, l’adattabilità e la capacità di affrontare il cambiamento sono più importanti dell’intelligenza pura”.
Buona evoluzione a tutti noi.
*Direttore Responsabile di NOI & IL LAVORO